Quella vecchia 500 lire vale una fortuna: la versione di prova con le Caravelle arriva a 12.000 euro

Emma Karter

Una vecchia 500 lire può valere molto. Ma solo in un caso preciso: ecco perché alcune monete con le Caravelle arrivano fino a 12.000 euro 

Da qualche parte, dentro un cassetto traboccante di scontrini scoloriti e chiavi di ignota provenienza, potresti avere una piccola fortuna. Non parlo di lingotti d’oro o di qualche polizza dimenticata, ma di una moneta. Una 500 lire, per l’esattezza. Di quelle con le tre Caravelle. Ma attenzione: non tutte. C’è una versione di prova con una storia piuttosto curiosa, che oggi può valere anche 12.000 euro. Andiamo a scoprire ulteriori dettagli.

Perché questa moneta vale tanto

La storia parte nel 1957. Il ministro Giuseppe Medici fece coniare un migliaio di esemplari commemorativi da 500 lire. Un ringraziamento ai parlamentari, un pensiero di fine legislatura. E su queste monete, ben visibile in basso a sinistra, c’era la scritta “PROVA”. Quindi queste monete dovevano restare fuori dal mercato. Come spesso accade, quelle monete non sono rimaste proprio fuori dal mercato. Sono finite in giro, e a quanto pare la tiratura reale superava abbondantemente quella dichiarata. Alcuni parlano di oltre 2.200 pezzi. E da lì, inizia il balletto delle valutazioni e delle cacce al tesoro domestiche.

Il valore? Spropositato, ma solo in certi casi. Il motivo non è solo la tiratura limitata, ma anche un errore grafico abbastanza particolare. Le bandiere sulle navi, la Niña, la Pinta e la Santa Maria, sventolano controvento. Un dettaglio che agli occhi di un profano potrebbe sembrare irrilevante, ma che in ambito numismatico è come se la Gioconda avesse i baffi.

Le condizioni della moneta contano

Chi possiede una di queste monete “sbagliate” potrebbe, teoricamente, venderla per una cifra che arriva anche a cinque zeri. Ma non basta averla, bisogna anche che sia in ottime condizioni. Il cosiddetto “Fior di Conio” è la vetta: una moneta praticamente intonsa, mai toccata, mai usata. Se invece la moneta è graffiata, sbiadita, ammaccata o semplicemente “vissuta”, il prezzo scende. E anche parecchio.

Ora, un dettaglio che spesso viene tralasciato è che il valore “intrinseco” di queste monete non è molto alto, anzi. Le 500 lire d’argento avevano un titolo di 835/1000. Ed erano fatte da circa 9 grammi di argento. Alle quotazioni attuali, valgono meno di 10 euro. Non è un’eresia pensare che per molti collezionisti la moneta abbia più valore come oggetto che come metallo. E poi ci sono le 500 lire normali, quelle coniate tra il ’59 e il ’64 per il centenario dell’Unità d’Italia. Anche quelle bimetalliche, comparse negli anni ’80, fanno più effetto nostalgia che cassa. Alcune varianti con errori possono raggiungere cifre discrete, ma nulla di paragonabile alle Caravelle del ’57.

Resta però il fatto che questa storia ha del bizzarro. Una moneta che nasce come gesto di cortesia tra politici, finisce per valere quanto una piccola utilitaria d’occasione. E magari adesso, mentre leggi, stai già pensando al barattolo di latta dove tua nonna teneva le vecchie lire, vicino alle caramelle mou fuse dal tempo. Fossi in te, un’occhiata gliela darei. Non si sa mai. Magari c’è una Caravella che ti aspetta per salpare verso un bonifico niente male. Ma senza farsi illusioni: non è che ogni 500 lire sia un tesoro. Alcune, purtroppo, restano solo ricordi. E va bene così.

Lascia un commento